La rivoluzione della poesia
di Massimo Manaretto per La Stampa – La poesia ha bisogno di fessure nella routine del quotidiano per sgorgare. Come quei fiori gialli, che escono dalle crepe dell’asfalto.
L’attenzione è lo strumento della poesia. Ma per essere interessati agli altri, bisogna amarli. È questo legame sentimentale con il contesto la parte più coinvolgente di Paterson. Anche Laura, la sua compagna, è sempre in cerca di ispirazione per creare oggetti, dolci o imparare a suonare la chitarra.
Il film ha una sua circolarità basata sulla ripetizione di gesti quotidiani, come il risveglio di Paterson (sempre abbracciato alla sua Laura), la colazione, la guida del bus, l’uscita col cane e la pausa al bar. Ma questa apparente routine è arricchita da piccoli elementi di discontinuità, i semi da cui nascono poi le poesie del protagonista. Alcune situazioni ricordano quelle dei racconti di Raymond Carver. Jarmusch fa di Paterson una persona che non oppone resistenza alla vita, ma osa la grande rivoluzione della poesia. L’emozione liberata dalla dittatura dell’utilità e dal cinismo della competizione, che dà senso e colore alla normalità. Come un fiore sull’asfalto.
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